Talon's Workshop, Luogo di invenzioni, scambi culturali ed incontri inaspettati.

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xoregon
view post Posted on 4/3/2011, 16:01




The Workshop




[Il laboratorio ~ ore 11.45 ~ Soleggiato]



Riapro ora il mio diario di lavoro – direi che fino a questo momento non ce n'è stata minimamente occasione. È scoppiato un tale putiferio che non so nemmeno da che parte incominciare per raccontare cosa sia successo...

Vediamo di cominciare dal principio.

Esattamente qualche giorno dopo il mio arrivo presso il Garden, mentre sto montando le mie diverse attrezzature, vedo il cielo tingersi inaspettamente di rosso, così, alla sprovvista; non era nemmeno il tramonto, sicuramente era successo qualcosa. Tuttavia non me ne curai, inizialmente, e continuai a lavorare indifferente alle mie faccende, fino a che le sirene dell'allarme non cominciarono a strappazzarmi le orecchie, mentre la voce gracchiante di qualcuno, attraverso gli altoparlanti, invitava in modo poco ortodosso ed affannato tutta l'utenza del Garden a stare all'erta, a causa del Pianto Lunare. Chiedendomi ingenuamente cosa sia, mi sporgo dalla finestra aperta e per poco non mi rovescio dall'altra parte dallo spavento: sentii sventagliate di armi da fuoco abbattersi poco più lontano dalla struttura, verso...un'orda impensabile di mostri che avanzavano senza sosta. Non fui in grado di trattenermi dall'imprecare.

Non è finita proprio nel migliore dei modi, questo è assolutamente certo: difatti, purtroppo, dopo qualche giorno di resistenza, fummo costretti a darcela a gambe, dal momento che l'orda di bestie sembrava non finire mai e le riserve del Garden, invece, scendevano progressimanente. È passato tantissimo tempo, e ora mi trovo in questa gigantesca megalopoli fortificata appellata Jumalulu, luogo in cui le tre strutture militari disseminate per il mondo si sono riunite in qualità di unica roccaforte e baluardo contro la diffusione nel mondo di belve. Che, tra parentesi, sembra non fermarsi mai: molti villaggi isolati sono stati rasi brutalmente al suolo e molte delle terre prima più o meno prosperosamente abitate, ora tacciono, zittite dalla polvere. Ed io, che serbo sempre un po' di ottimismo e di speranza nel mio cuore poco umano, ho deciso di darmi da fare per aiutare chiunque fosse in difficoltà in questi tempi oscuri e poco sicuri. Ovviamente, con la mia unica arte e non con altro. Fortunatamente ho avuto il permesso di poter aprire una officina proprio in un edificio lungo il quartiere del mercato, vicino a una taverna, con al piano superiore un semplice bilocale per me. Gli ultimi giorni li ho trascorsi sistemando il negozio.

Per prima cosa, ho montato la fornace, che sicuramente rappresentava l'impiego più laborioso: ho creato con la polvere di metallo una tubatura che ho disposto in modo che seguisse il perimetro della stanza impietosamente piccola che mi avevano assegnato; l'ho poi collegata a un forno – una delle poche cose che son riuscito a portar via da Galbadia – di quelli professionali, usati nelle industrie siderurgiche. Ho aperto un buco leggermente grosso nel soffitto, poi, per sistemare la cappa ed evitare che tutto si incendiasse nel giro di venticinque minuti. Da ultimo, ho comprato al bar del Garden un altro accendino – non avrei mai potuto usare il mio! – e l'ho inserito in un tappino fatto apposta per chiudere il sistema di tubi. Ora, il funzionamento è abbastanza banale: le tubature hanno disegnate al proprio interno quello che a me piace chiamare “tracciato pentalchemico”, fondamentalmente perché è una riproduzione estesa spaziale della normale stella alchemica in modo che ne ricopra tutta la superficie; essa, in sostanza, applica una continua reazione chimica alla fiamma dell'accendino in modo che venga convertita in una nuova fiamma poco più grossa, e ancora, e ancora, e ancora...fino ad arrivare alla base della fornace, accendendo un fuoco che rimane acceso costantemente – fino al momento in cui il ciarino a gas non si esaurisce, chiaramente. Questo, io ritengo, sia uno dei motivi principali per cui è vantaggioso assumermi: mantengo impianti industriali al prezzo di un accendino per sigarette. Un qualsiasi imprenditore mi riterrebbe vergognosamente sfruttabile.

In secondo luogo, ho preparato il tavolo di lavoro: dopo aver sparso del truciolato ed altra polvere di metallo (a proposito, devo ricordarmi che me ne rimane meno della metà, e ne devo ordinare di nuovi dal laboratorio!) su una lastra di plastica, con il guanto alchemico li ho uniformati in modo che fossero sovrapposti l'uno sull'altro, così da avere due strati di legno con al centro una placca metallica. Ha un aspetto rustico, ma almeno è resistente. Gli attrezzi, invece, li tiro fuori man mano che mi servono...

Ah, certo, e come dimenticarsi del minirefrigeratore che ho comprato giusto ieri in centro città? È ottimo per mantenere fresche le proprie bevande preferite, soprattutto dal momento che è autoalimentato secondo più o meno lo stesso principio usato con la fornace – solo applicato alla corrente elettrica e senza accendino, ma, diversamente, strutturato a “circuito chiuso”: ho caricato per strofinio una barretta di plastica, tramite la quale ho trasmesso una piccola carica all'interno del circuito; infine l'ho chiuso, in modo che poi la corrente elettrica rimbalzasse allegramente al suo interno, senza smettere mai di fluire. Si, certo, a volte mi rendo conto di produrre sistemi inutili, ma è un degno passatempo per chi non sa fare nient'altro che inventare follie.

Ora nella fornace getto della legna – non il mio truciolato! intendo legna vera e propria, quella da ardere; subito da esso si diffonde un odore di camino, di casalingo: è una buona abitudine, per chi viaggia molto, cercare di assuefarsi velocemente alla residenza che, di volta in volta, ci si trova ad occupare per le proprie diverse esigenze; ritengo, personalmente, che questo sia un metodo efficace: l'odore di legno bruciato, che avevo assaporato per la prima volta almeno una dozzina di anni fa, quando ero ospite presso una casa di montagna di alcuni miei colleghi, sa di accogliente, di intimo, di abitudinario e di familiare. Ecco che, nel giro di qualche minuto, mi sembra di aver vissuto in quella piccola casa per anni e di averla cara come nessun'altro luogo al mondo.

Colgo l'occasione per riflettere – forse scadendo un po' nel romantico, non me ne voglia nessuno di coloro che avranno l'occasione di leggere questo libercolo nei secoli futuri, sempre che si conservi sì a lungo, certo! – su quanto un semplice odore, gradevole o meno che sia, possa essere in grado di sollecitare la memoria a tal punto da permetterle di ripescare dalle profondità più abissali del nostro animo ogni sorta di ricordo per poi riproporlo alla nostra mente in modo così verosimile, limpido, talvolta quasi tendendo a sfociare nel sublime. È stupefacente come il profumo di un cibo particolare, esotico, possa accompagnare per mano la nostra immaginazione fino a terre lontane, al di là del nostro orizzonte, a spiagge soleggiate, abitazioni di paglia, o ancora alle cucine disordinate e fumose di ristoranti locali, dai sapori caratteristici. È meraviglioso portare alle narici un fiore appena sbocciato e scoprirsi a ricordare le labbra sottili di una donna, la loro pelle setosa e le loro sensuali acconciature che si scompongono irrimediabilmente quando danzano con quella leggiadria che solo a loro dalla natura è stata donata.

Ora, però, divago troppo. È necessario che ritorni immediatamente ai miei progetti e alle mie elucubrazioni intellettuali più tecniche, per così dire. Devo sistemare le mine antiuomo il più in fretta possibile: credo saranno utili a questo posto come impianto di sicurezza aggiuntivo!

Dovrò anche pensare a una assistente per le pubbliche relazioni, accidenti.


SPOILER (click to view)
Ovviamente questo topic è di gdr generale aperto a tutti. Entrate, uscite. Non rompete nulla.
 
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view post Posted on 4/3/2011, 16:33
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CITAZIONE
Non è finita proprio nel migliore dei modi, questo è assolutamente certo: difatti, purtroppo, dopo qualche giorno di resistenza, fummo costretti a darcela a gambe

Veramente noi non ci siamo mossi, son venuti gli altri da noi.



image
Zack Cross

Aaliyah era, stranamente, in presidenza e, ancora più strano, stava lavorando. L'influenza di Eden doveva farsi sentire sempre di più. In quell'ultimo anno, durante il quale Aaliyah aveva potuto godere dei consigli della sua GF, la preside era abbastanza cambiata. Lei non se ne rendeva sicuramente conto ma era più incline ad ascoltare gli altri e a prendersi le proprie responsabilità. Lui comunque non gliel'avrebbe mai fatto notare. Ci teneva a vivere. Già, vivere... Quanto tempo ormai viveva sotto lo stesso tetto di quella ragazza? Perché, nonostante ciò, lei non si era resa conto di ciò che lui provava? No, era una domanda stupida. Aaliyah non poteva accorgersene perché lui era bravo a non mostrarle i suoi sentimenti e lei era in grado di pensare ai sentimenti amorosi. Non era proprio nel suo dna.
Zack era comunque uscito per le strade di Jumalulu. Lo faceva spesso, voleva abituarsi a quella nuova città nella quale, sperava, avrebbe dovuto vivere a lungo. Ad un certo punto finì davanti al laboratorio di Talon, l'alchimista. Sapeva che l'aveva aperto ma non ci era ancora stato. Beh, perché non approfittarne e andare a trovarlo? Nonostante fossero entrambi del Garden di Galbadia non avevano mai molto parlato. Entrambi sapevano chi era l'altro ma a parte ciò non avevano avuto particolari rapporti. Perché non rimediare?
Entrò quindi nel laboratorio.
« È permesso? Ci sei, Talon? »
 
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xoregon
view post Posted on 5/3/2011, 22:54





[Il laboratorio ~ ore 11.47 ~ Soleggiato]



Mentre maneggio pericolosamente con le mie particolari mine antiuomo, che si stanno dimostrando una tra le mie invenzioni migliori – è più dannosa di quanto avessi mai immaginato – sempre che funzioni – sento la porta principale del negozio aprirsi, facendo risuonare i campanelli posti in altro ed avvertendomi della presenza di un cliente, che, inaspettatamente, noto essere Zack Cross, uno dei membri di più alto rango presso il Garden di Galbadia. Uomo noto per il suo zelo e la sua laboriosità, esempio per tutti i suoi inferiori, non ho mai avuto la possibilità di conoscerlo a fondo, principalmente a causa delle vicissitudini turbolente del Pianto Lunare.

E ora, ultimo tra tutti quelli che mi sarei aspettato, eccolo varcare la soglia della mia umile dimora e sede della mia – molto meno umile – attività.
«Buondì, signor Cross. È una gradevole sorpresa il vederla qui», dico, appoggiando sul tavolo da lavoro un cacciavite e, successivamente, sfilandomi il guanto alchemico dalla destra e infilandomelo distrattamente nella tasca sinistra dei pantaloni. Dopo aver fatto il giro lungo del tavolo ed avendo passato le mani sozze di lavoro sotto l'acqua fredda, e avendole asciugate con un panno rosso adagiato lì di fianco, mi avvicino a lui sorridendo sinceramente, e gli tendo la mano in gesto di saluto. «A cosa devo il piacere della sua visita? Ha bisogno di qualcosa?»
 
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view post Posted on 5/3/2011, 23:38
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Zack Cross

Talon stava lavorando quando Zack entrò nel suo laboratorio. In effetti il mezzovampiro se l'aspettava. Talon era la tipica persona che adorava il proprio lavoro e per questo aveva l'ammirazione del prete. Capire cosa piace e trasformarlo in una professione non era cosa da tutti. Gli prese comunque la mano, ricambiando il saluto, e gli regalò uno dei suoi soliti cortesi sorrisi.
« Nulla, Talon, a meno che con la tua alchimia non riuscissi a creare un filtro che può rendere più donna una donna. »
Nonostante la sua riservatezza, come mai si era lasciato sfuggire un commento del genere? Non era difficile intendere a chi si stesse riferendo. Nonostante non avesse alcun problema con le donne tutti sapevano che aveva delle attenzioni speciali per la preside. E che la preside era troppo impegnata a comportarsi da uomo e da fabbro per rendersene conto.
« Sono semplicemente passato qua davanti e ho voluto venire a vedere come ti eri sistemato. »
Si guardò attorno, studiando l'ambiente.
« Come vanno gli affari? »
 
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xoregon
view post Posted on 6/3/2011, 10:58






[Il laboratorio]



Ascoltando le parole di Cross non posso fare a meno di intuire di cosa stia parlando: la sua allusione pone sotto una nuova luce le dicerie sul suo conto, che sostengono una sua attrazione mai confessata per la signora preside che, come ho potuto sperimentare io stesso durante il mio colloquio professionale qualche tempo fa, non si presenta di certo con un carattere tipicamente femminile. Decido comunque di non essere particolarmente esplicito a mia volta, principalmente per rispetto nei confronti del mio esimio interlocutore. «Mi dispiace, ma se si tratta di donne, la mia arte non la saprà aiutare», dico, sorridendo in un forse vano tentativo di...consolare?

Dice di essere passato a salutare e vedere come mi fossi sistemato, avendo saputo dell'apertura della mia piccola bottega. Certamente gentile, da parte sua, ed è un vero peccato che si sia presentato in un momento in cui di affari ancora non se ne sono visti. «La ringrazio per la sua visita, ma mi duole dirle che, purtroppo, non si è ancora visto un singolo cliente. In effetti oggi è il primo giorno effettivo di apertura, dal momento che fino a ieri ero impegnato nell'allestimento del negozio».

E, riflettendoci bene, è ovvio non avere ancora visto nessuno; mi sono bellamente scordato di allestire una vetrina d'esposizione. «Però, se desidera, può commissionarmi qualcosa, anche a nome del Garden. Le farò volentieri un prezzo inaugurale».
 
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view post Posted on 6/3/2011, 12:46
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Zack Cross

Gli sorrise di rimando per quel tentativo di consolazione. In fondo si era rassegnato da tempo. Era quello che accadeva di chi si innamorava di persone non inclini all'amore. C'era solo sofferenza.
Talon comunque fece presente che quello era il primo giorno di apertura.
« Beh, vedo che hai allestito davvero un bel posto. Sicuramente a breve sarai sommerso dai clienti. »
Zack era, per natura, una persona che incoraggiava sempre il prossimo. Non rientrava tra quelli che vedevano tutto rosa, anzi. Era piuttosto realista nei suoi giudizi. Semplicemente, però, non aveva mai il cuore di ferire gli altri, perciò tendenzialmente metteva sempre una parola di incoraggiamento con tutti. Per fortuna di Talon, quella volta Zack non lo stava incoraggiando a vuoto. Era davvero convinto che presto o tardi avrebbe avuto un davvero buono giro d'affari.
« Commissionarti qualcosa? Mmm... »
Nonostante conoscesse Talon e le sue invenzioni da un anno o poco più, non avrebbe saputo assolutamente cosa chiedergli.
« Hai niente da propormi? »
Chiedere all'inventore stesso cosa potesse creare era sicuramente più comodo.
 
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xoregon
view post Posted on 13/3/2011, 14:38





[Il laboratorio]



A me la scelta? Beh le cose diventano leggermente più complesse, allora: la mia fantasia non ha limiti, e potrei fare qualsiasi cosa. Solo due elementi rendono le possibilità limitate: lo scarso tempo a disposizione e, soprattutto, la quantità esigua di materiali in mio possesso. La polvere metallica è quasi finita, e mi rimane solo del legno.

«Vista la quantità di materia prima di cui dispongo», dico sinceramente, «le consiglierei un prodotto a lungo termine, come, non so, una qualche cosa per la città, o per il Garden, qualcosa di ampio e lungo da creare in modo che io abbia il tempo necessario per poter acquistare il materiale». Sorrido, cercando di farmi venire in mente qualcosa da offrire al signor Cross. «Oppure, se preferisce, qualcosa di più semplice e inutile, in legno: un soprammobile per l'ufficio, mobilia per il vostro alloggio, un regalo da fare a qualcuno...».

Forse l'allusione è palese, ma se riesco a rimediare una commissione, magari riesco a farmi quel tanto che basta di pubblicità per avere qualche cliente.


Edited by xoregon - 27/3/2011, 14:42
 
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view post Posted on 15/3/2011, 16:57
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Zack Cross

Ascoltò il dire dell'alchimista, stando bene attento a ogni parola. Zack vantava un'ottima memoria ma doveva stare sempre molto attento a ciò che sentiva o vedeva perché essa fosse, appunto, ottima. Tendeva, comunque, a memorizzare ogni frase di ogni discorso che considerasse importante.
« Non mi è permesso ordinare qualcosa per Jumalulu o il Garden senza permesso scritto della preside. »
Che alla fin fine Aaliyah accettasse qualsiasi cosa lui ritenesse utile alla città o al garden era un altro discorso. Zack, comunque, non avrebbe mai prevaricato la donna, non voleva assolutamente mancarle di rispetto.
« Penso punterò a "qualcosa di più semplice e inutile", allora. Fammi pensare... »
Assunse un'espressione pensosa, mentre con lo sguardo vagava per la stanza in cerca di ispirazione. Soprammobili per l'ufficio non sarebbero sopravvissuti alla grazia di Aaliyah quindi era meglio evitarli. Il regalo però...
« Riesci a costruire qualche piccolo oggetto in materiale ignifugo? »
Vista la persona con cui aveva a che fare, quella domanda non era affatto stupida.
 
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xoregon
view post Posted on 30/3/2011, 16:10






[Il laboratorio]



«Materiale ignifugo, dice?», chiedo, un po' spiazzato. Perché non qualcosa di normale, insomma? «Si può decisamente fare, senza nessun tipo di dubbio, non so però se ho a disposizione materia prima a sufficienza...certo, potrei usare del legno e verniciarlo, ma non credo resista a temperature eccessivamente elevate...e non dispongo di acidi per ignifugazione o dell'antimonio per giocarci molecolarmente; certo, potrei prepararne, ma ci metterei davvero tantissimo tempo, in questo momento...»

E dico il vero, sul momento non mi viene in mente nulla, ma inizio a guardarmi intorno, cercando di farmi venire in mente qualcosa di intelligente per rimediare o, ancora meglio, per concretizzare i desideri del signor Cross per vie traverse. Noto su uno scaffale della vernice trasparente: ciò è sicuramente un buon punto di partenza. Inizio, a quel punto, a pensare inevitabilmente ad alta voce.

«Allora, vediamo...potrei fare...no...no, meglio di no...però, effettivamente, una qualsiasi superficie non brucerebbe...dovrei provare, non sono assolutamente sicuro, ma se dipingessi sul legno un tracciato alchemico con la vernice, potrei essere in grado di tenerla lontana dal legno che, di conseguenza, non arderebbe...»

Ho in mente un esperimento interessante, finalmente. «Direi che posso farlo in tempi decisamente brevi. Ha qualche preferenza per l'aspetto dell'oggetto? Vuole una riproduzione di un gruppo statuario, per esempio, o qualcosa di assolutamente originale?»


 
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view post Posted on 6/4/2011, 08:35
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Zack Cross

Aveva chiesto qualcosa di davvero complicato, pareva. Stava mettendo in crisi il povero alchimista, tanto che questi prese a pensare evidentemente ad alta voce. Zack rimase quindi in religioso silenzio, aspettando che finisse. Per la fortuna del prete, Talon parve aver trovato una soluzione per venire incontro alle sue richieste.
" Dopo questa fatica, mi auguro che il regalo piaccia. "
Alla domanda dell'alchimista rimase fermo qualche attimo a pensare. Cosa sarebbe potuto piacerle? Non era una domanda dalla facile risposta, questo era certo.
« Potresti creare una piccola statuina che rappresenti un albero di pesco sotto il quale, appoggiati con la schiena sul tronco, son seduti una ragazzina con i capelli lunghi, pantaloncini corti e un top e un ragazzo con i capelli corti e un abito simile al mio? In più tra di loro ci dovrebbe essere un piccolo blob, fatto così... »
Con le mani Zack disegnò la forma del blob cercando di farsi comprendere.
« Lo sguardo di tutti e tre dovrebbe posarsi su chi guarda l'oggetto, quindi davanti a loro. So che è una richiesta strana ma sarebbe possibile? »
 
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xoregon
view post Posted on 10/4/2011, 09:50







[Il laboratorio]



Mentre il signor Cross cerca di descrivermi con evidente sforzo la forma dell'oggettino che ha in mente di commissionarmi, io afferro con la mano sinistra il sacchetto di pelle con all'interno la segatura che è alle mie spalle, cogliendo solo con la coda dell'occhio il suo encomiabile tentativo di descrivermi quello egli definisce un blob e che io desumo essere uno di quegli esserini adorabili dal colore rosa pastello che ho avuto la possibilità di osservare, molto tempo fa (quanti anni? Sei, sette? Dieci addirittura? Avrei dovuto iniziare a scrivere molto prima questo diario: sarebbe stato tutto molto più interessante), nei miei lunghi viaggi nelle terre remote a nord-est, sopra Trabia.

Mentre riverso la segatura sul tavolo da lavoro immagino come una creatura così bizzarra sia arrivata tanto a occidente, oltre il mare tra l'antica Esthar e Timber. Aveva sentito parlare di teorie geologiche molto avvincenti e dalle prove paradossalmente molto accurate circa la deriva dei continenti: una delle argomentazioni era basata sulla presenza di specie biologiche simili in parti in luoghi del mondo diametralmente opposti – o quasi, in questo caso. Peccato che questo di cui il signor Cross parla sia l'unico di cui abbia sentito da moltissimo tempo a questa parte.

Sparsa la segatura, la raccolgo in un piccolo cumulo di polvere al centro del tavolo; mi accorgo che è eccessivamente poca, e ne verso ancora. A questo punto, dopo essermi sfregato violentemente le mani e avendo fatto schioccare le nocche, indosso velocemente il mio compagno di viaggio preferito, il guanto alchemico, e do inizio alla magia: appoggio la mano guantata sul cumulo di segatura, che, senza nessun tipo di motivo apparente, comincia a vorticare pericolosamente su sé stesso, diventando, in un processo fluido e quasi impercepibile, un pastone plastico, molle, che cresceva in dimensioni in quello che sembra un cilindro man mano che io, alzando la mano, lo accompagno verso l'alto. Prima di rimuovere il tocco, il movimento rallenta progressivamente, e non appena allontano il mio arto, il grumo di segatura appare come un perfetto cilindro solido, con i bordi leggermente smussati. Nonostante faccia questo lavoro da anni, non perdo mai l'occasione di notare come con questa arte vera e propria si possa indurre la materia a compiere passaggi di stato impensabili a qualsiasi temperatura o condizione pressoria, come si possano indurre le molecole di un corpo ad agire secondo il proprio desiderio, muoversi, spostarsi, slegarsi e ricomporsi. Un'arte magnifica, basale, quasi primordiale circa il suo campo di applicazione. Se venisse applicata su una scala più grande...diventerebbe perfino pericolosa.

Ora, usando il pollice della mano con il guanto alchemico, modello, con lo stesso procedimento di prima piccole sezioni del cilindro incidendole e delineando le quattro figure – l'albero, estremamente frondoso, la ragazza vagamente rassomigliante la persona che il signor Cross, rappresentato ad ella giustapposto, intendeva, il 'blob' – in modo leggermente grossolano. Delineato il tutto, prendo un piccolo bisturi con una piccola stella alchemica, simile a quella del guanto, all'interno, e delineo i particolari più importanti: prima le foglie dell'albero, poi l'abbigliamento dei personaggi e l'espressione di pacatezza e di quiete dei volti, indissolubilmente destinati a legarsi allo sguardo degli spettatori; da ultimo, il volto della gelatina e il suolo su cui la scena giace. Il risultato finale è semplice ma prezioso: su un manto di erba rigogliosa, appoggiati a un albero nodoso e robusto, giacciono in quiete un uomo simile signor Cross, una giovane fanciulla vagamente rassomigliante – ma non troppo – la preside del Garden di Galbadia, e in mezzo a loro un piccola creaturina gelatinosa quasi sopita e leggermente appoggiata sulle gambe di lei.

Con evidente aria soddisfatta, prendo un pennellino e, dopo averlo immerso nella vernice trasparente, ricopro il gruppo scultoreo con un tracciato alchemico con la massima precisione e concentrazione possibile (già è difficile farlo con una tonalità trasparente – e quindi rischiando di disegnarlo più volte sovrapponendolo e rendendolo inefficace – e su superficie irregolare per di più!). Terminato il processo, asciugo la vernice con il guanto alchemico (ci sarebbero volute ore, altrimenti) e porgo la mia piccola opera d'arte al signor Cross sfoggiando un gentile sorriso.

«Offre la casa».


 
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view post Posted on 13/4/2011, 16:22
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Zack Cross

La sua pessima spiegazione parve bastare a Talon per cominciare a lavorare. Zack rimase in religioso silenzio tutto il tempo, osservando l'alchimista lavorare. Era curioso notare quanta differenza ci fosse nel modo di lavorare tra quello di un alchimista e quello di un qualsiasi artigiano, come Aaliyah. La preside di Galbadia avrebbe definito quel che Talon stava facendo come barare ma Zack sapeva che in realtà ne era affascinata.
Non perse neppure un momento della lavorazione, concentrandosi soprattutto sulla fisionomia di una giovane Aaliyah (l'alchimista non aveva avuto problemi a capirlo). Il suo viso non mutò ma nei sui occhi probabilmente si sarebbe potuta scorgere tristezza e nostalgia.
A lavoro compiuto, Talon gli porse il piccolo gruppo scultoreo.
« Niente da fare, Talon. Per una tale meraviglia è d'obbligo un pagamento. »
Il sorriso di Zack era gentile ma una mente con un QI sopra il 20 avrebbe potuto capire che la sua voce non ammetteva rifiuti.
« Sei davvero bravo, comunque. Sono certo che le piacerà. »
 
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