Camera n° 69.

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view post Posted on 2/1/2010, 14:03
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Dopo la risposta del preside nell'ascensore, Cecilia tacque per il resto del viaggio fino alle camere. Nella sua mente stava escogitando vari modi per far pentire il preside di non aver accettato la sua offerta. Strusciarsi su di lui? Troppo banale. Abbassarsi casualmente e mostrare l'intimo? Troppo inflazionato. Spogliarsi per cambiarsi fingendo di non aver alcun pudore? Ecco, questo già le piaceva di più.
Finalmente entrarono nella zona del dormitorio e Cecilia scelse una stanza, la numero 69. La trovò veramente accogliente, molto più di quello che si aspettava. Appoggiato alla parete ovest (rispetto alla porta) c'era un bel letto matrimoniale, mentre sul lato nord una finestra. La stanza era illuminata da un lampadario alto a plafoniera. Le pareti erano candide, forse un po' troppo impersonali. Il pavimento era in piastrelle quadrate grige che imponevano di portare sempre qualche calzatura ai piedi se non si voleva congelarli. Sotto la finestra c'era un tavolo con un paio di sedie vicino ad esso. Di fianco alla porta, a destra, c'era un armadio mentre, a sinistra, c'era l'entrata del bagno. Poiché la porta era aperta Cecilia poté notare che al suo interno c'erano un lavabo, un WC e una doccia. La doccia sarebbe potuta tornare utile per qualche lavoro...
« Una stanza davvero accogliente » si complimentò mentre entrava e si sedeva sul letto per sentirne la consistenza. Era duro, di quelli che non ti fanno sprofondare. Stupendo.
« Beh, vi ringrazio, preside » disse rivolgendogli un sorriso grato ma allo stesso tempo malizioso.
 
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Legion from Darkness
view post Posted on 4/1/2010, 02:26




Bingo. Come previsto si era affondato da solo. Era indeciso se sbranarsi le mani o prendere a testate le pareti dell'ascensore fino a sfondarle. Entrambi compiti di troppo veloce esecuzione, di mano ne aveva solo una e le pareti dell'ascensore non avrebbero retto più di due, tre colpi, quindi decise di rinunciare. Non gli restava che aspettare, magari al ragazza aveva comunque intenzione di provarci. Magari...
Tra tutte le stanze, aveva scelto la numero 69. Effettivametne un po' se lo aspettava, e non per caso aveva fatto piazzare in quella stanza un letto a due piazze. Era curioso come potesse decidere coem far disporre il mobilio nelle altre stanze e non poter decidere della sua, ora che ci pensava. Tornando a problemi più pratici, si accorgeva solo ora quanto era cambiato in quegli ultimi anni. Fino a meno di cinque anni prima, andare da una ragazza e dirle "Dolcezza, io ho un pene e tu una vagina. Vuoi farlo?" non sarebbe stato qualcosa di cui si vergognasse, anzi sarebe stato abbastanza nella norma. Adesso invece, anche la cosa più semplice del mondo come dire a una prostituta, una che lo fa di mestiere, che si voleva fare una scopata andava del tutto oltre le sue capacità verbali. Ma l'ambiente, l'ostilità di chi lo circondava e anche il solo fatto di avere delle vere responsabilità da portare veramente da solo lo avevano costretto a rivedere il suo modo di esprimersi, di comportarsi e anche di pensare. E ora non aveva idea di come portare avanti la situazione. *Abbiamo messo ruggine, eh?* si disse, continuando a chiedersi sul da farsi. Quando furono alla stanza (grazie la cielo pochi corridoi dopo l'entrata e con una piantina esattamente davanti all'usicta, un posto che era di certo molto frequentato da tutta la gente che in quel luogo dimenticato da Legion ancora si perdeva), Medison inizialmente rimase sulla porta mentre Cecilia prendeva possesso della sua nuova stanza, chiedendosi che fare. Quando si sentì rivolgere la parola, alla fine decise di andare col piano classico: affidarsi all'istinto e sperare che tutto andasse bene. "E di cosa?" le rispose, entrando nella sanza e chiudendo la porta. Quello doveva già essere un segno abbastanza chiaro. "Ho semplicemente fatto ciò che era giusto fare. Se questo posto fosse meno chiuso nella sua ideologia retrograda, non ce ne sarebbe neanche stato bisogno." continuò, spostando mano a mano che lo diceva lo sguardo dal volto della ragazza verso la finestra. Era talmente buio la fuori che ormai vedeva solo il riflesso della stanza da lì. *Piuttosto, sono io che dovrei ringraziarti. Sei la prima persona con cui potrei parlare senza nascondermi. Se ne fossi ancora capace...* pensò. Glielo avrebbe voluto dire, ma sapeva che ciò avrebbe affondato ogni residua speranza per entrambi, quindi se lo tenne per se, almeno per quel momento.
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Come promesso, ecco qui.
 
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view post Posted on 4/1/2010, 21:09
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Era convinta che se ne sarebbe uscito dalla camera augurandole una buona permanenza. Invece chiuse la porta dietro di sé dopo essere entrato nella camera. Era un chiaro indizio per comprendere le sue intenzioni. E Cecilia non aspettava altro da quando gli aveva messo gli occhi addosso. In alte circostanze avrebbe chiesto di essere pagata anticipatamente ma con lui era un altro discorso. Era lei stessa a volerlo. Anche se si domandava come avrebbe potuto far sesso con un uomo alato.
« Allora ringrazio che in questo posto ci sia una ideologia retrograda così chiusa » disse in risposta alzandosi dal letto e avvicinandosi lentamente a lui. Aveva una voglia matta di saltargli addosso. Ma più forte era voglia di vederlo cedere. Voleva che fosse lui a non resistere più e a prenderla. Si sarebbe così divertita appieno.
« Preside, potete farmi una cortesia? Mi si è incastrata la lampo del vestito » aggiunse mentre ormai l'aveva raggiunto e si voltava di spalle. Sollevò i capelli con le mani e palesò la cerniera che le chiudeva il vestito. Andava dall'inizio del tessuto fino alla parte più bassa della schiena. In principio la cerniera non era bloccata ma Cecilia sapeva che se avesse stretto troppo le scapole, tirandola, avrebbe ottenuto quell'effetto. Così Medison si sarebbe trovato ad aprire la cerniera del suo vestito pensando che lei non avesse ancora compreso nulla.
 
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Legion from Darkness
view post Posted on 12/1/2010, 19:38




Medison se la trovò davanti, evidentemente disposta a fare sesso. Era strano, quella non era di certo la sua prima volta, ma non sapeva nemmeno da dove cominciare. Era passato tanto di quel tempo... Medison scosse leggermente la testa per riportare il corso dei suoi pensieri verso la donna. Era l'ultimo momento e luogo per rimuginare, quello. La osservò ancora. Era incredibile come riuscisse ad essere sensuale anche di spalle. Deglutì, quindi decise di andare con ordine. In primis, la cerniera che ovviamente non si era bloccata da sola. "Se avessi una moneta per ogni volta che una ragazza ha usato questo trucco, sarei in grado di farmici il bagno." le disse, mentre contemporaneamente muoveva le mani dal collo della ragazza verso la cerniera. "Ma d'altro canto..." continuò, afferrando la cerniera, che sbloccò quindi con un forte strattone. L'impeto portò la zip non solo a disincastrarsi, ma anche ad aprire del tutto la cerniera. "... senza queste piccole cazzate, non sarebbe altrettanto divertente, non trova?" le disse, quindi afferrò il corpetto ormai allentato e finì di toglierglielo di dosso. Ma non era finita, decisamente no. Non riusciva a far altro che dirsi mentalmente “Al diavolo”, ma mano a mano si stava a una qualche maniera sciogliendo. Senza più pensare a nulla, cominciò a baciare la ragazza sul collo, mentre le mani scivolavano giù sui fianchi fino alla gonna, che allentò e sfilò lentamente, finché non ebbe tanto poco sostegno da scivolare giù da sola. La sua mente si faceva sempre più silenziosa, ormai non era neanche lui a muovere il suo corpo, stava succedendo tutto da solo, come in un film. Uno squallido film porno di cui lui era protagonista e spettatore allo stesso tempo. La afferrò per le spalle e la girò verso di se, quindi la baciò. In bocca, si intende. Per un momento si chiese se la sua mano sinistra le stesse dando fastidio, dopotutto era fredda come il metallo, poi il suo cervello sprofondò nuovamente nell'oblio. Lentamente le sue mani smisero di stringerle le braccia e cominciarono a cambiare posizione, diventando mano a mano meno una stretta e più un abbraccio. La sollevò da terra, sempre abbracciandola e baciandola, e la portò con se fino al letto, dove la lasciò cadere. Riprese improvvisamente coscienza lì, con una parola che gli aleggiava in sordina per il subconscio fino a raggiungere la parte cosciente del suo cervello... *Gli anfibi cazzo!*
Bhe, se dobbiamo farle, facciamole per bene...” disse ad alta voce, quindi si chinò e con la mano destra cominciò a levarle le scarpe, mentre con la sinstra si slacciò gli anfibi più velocemente che poteva. Si maledisse mentalmente per la sua dannata abitudine di mettersi addosso quei dannati arnesi. Ringraziando il cielo fece in tempo a fare entrambe le cose contemporaneamente, quindi si rialzò e si tolse la giacca, rimanendo con addosso solo più le cinture a coprire la parte superiore del corpo. Salì anche lui sopra il letto, mentre le luci della stanza si spegnevano una dopo l'altra, come se una mano invisibile stesse spegnendo tutti gli interruttori.
Solo le loro sagome erano visibili ormai, illuminate dal riflesso della poca luna sulla neve che circondava il Garden. Medison appoggiò le braccia sul letto, ai lati di Cecilia. Era buio, ma la vedeva perfettamente. Un'ombra di dubbio gli passò per la mente, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. E poi, lui non aveva la benché minima intenzione di farlo. Non prima di un'ora, almeno. La baciò di nuovo.
SPOILER (click to view)
Ed ecco fatto. Contando il tempo che ci ho messo, è una miseria, ma almeno è meglio che nulla.
 
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view post Posted on 13/1/2010, 00:09
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Oh, che uomo esperto doveva essersi trovata visto che il trucco della lampo per lui era superato. Eppure funzionava ancora a meraviglia, a quanto si poteva capire dalle reazioni del preside. Si lasciò levare il corpetto senza protestare. Come avrebbe potuto? Gli abbondanti seni della ragazza si mossero sensuali una volta liberi. I capezzoli, per il cambio temperatura e non solo, divennero turgidi e facilmente eccitabili. Il sospiro che uscì dalle sue labbra schiuse parve un gemito trattenuto. Il sesso passionale era uno di quelli che preferiva e per come stavano cominciando si poteva presupporre che si sarebbe giunti proprio a quello. Il modo in cui le tolse la gonna, invece, le fece presumere che si sarebbe arrivati al sesso romantico. Era difficile interpretare le idee di quell'uomo. Che non lo sapesse nemmeno lui come voleva consumare? La sua pelle nuda toccò la giacca di Medison. Il contatto con la stoffa le diede ulteriore piacere che sfogò nel bacio appassionato che lui le diede. Cecilia non sopportava i baci. Per lei erano qualcosa di più intimo e tenero del sesso. Cercava di evitarli il più possibile durante il lavoro e di solito i clienti non ci badavano affatto, visto che utilizzava la bocca per dare loro ugualmente piacere in altri punti. Qualcosa nel ragazzo, però, la sciolse. Forse centrava il fatto che fosse davvero un bel ragazzo. Oppure centravano i suoi modi di fare.
Non avvertì subito la mano gelida del ragazzo. In fondo era ancora coperta dal guanto. In più, essere abbracciata quando era quasi nuda era idilliaco. Quando la sollevò da terra, gli cinse le braccia attorno al collo ancora più forte e attorcigliò le gambe attorno alla sua vita, andando così a toccare con la propria intimità quella di lui. Con un certo disappunto si lasciò cadere sul letto, interrompendo il contatto. Mise il broncio, rendendo chiaro che stava scherzando, e si lasciò levare le scarpe, rimanendo quindi solo con il perizoma. Si gustò appieno lo spogliarello improvvisato del ragazzo. Lui sembrò non volersi togliere le imbragature ma Cecilia sapeva che le sue ali avrebbero gradito potersi spiegare. Mentre le luci si spegnevano e Medison si posizionava lentamente sopra di lei, con un abile movimento delle mani, che non levò nulla alla sua sensualità innata, slacciò quell'impedimento, liberando così quelle meravigliose piume bianche.
Senza aggiunger nient'altro, la ragazza accettò in sé il preside. Lui si dimostrò un amante esperto, capace di avere ogni riguardo perfino per una prostituta. A Cecilia parve di fare l'amore con qualcuno che amava piuttosto che sesso con un cliente. Le mani del ragazzo passavano in rassegna ogni centimetro del suo corpo, così come faceva lei con la pelle di lui. Più di una volta la ragazza fu costretta a ricorrere alla sua forza di volontà per contenere le grida di piacere. Continuarono a baciarsi più e più volte, senza che la rossa provasse fastidio. Danzarono sopra quel letto per più di un'ora senza mai aver cenni di stanchezza.
Ancora nell'oscurità quasi totale, i due amanti si ritrovarono abbracciati sotto le coperte di quel matrimoniale. Il respiro di lei era un po' accelerato per lo sforzo e l'emozione. Le era piaciuto più del normale quel "lavoro".
Non era ancora sazia della pelle del preside, così continuò a rimanergli vicino anche quando tutto fu concluso. La mano di lui, così particolare, non la spaventava affatto, soprattutto dopo aver visto con quanta attenzione Medison l'avesse mossa su di lei.
Prese ad accarezzargli una ciocca di capelli, guardandolo negli occhi. Non voleva rompere il silenzio dicendo le parole sbagliate e questo la metteva in confusione: non aveva senso porsi un problema del genere con qualcuno che doveva essere solo un cliente.
 
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Legion from Darkness
view post Posted on 18/1/2010, 02:01




La coprì con la su ala. Quella non incastrata sotto di lei, sia chiaro. Non che gli facesse male, comunque, non era la prima volta che succedeva e, Medison si augurava, nemmeno l'ultima. Fare sesso, quando si hanno delle ali, a volte è un bel problema. Ma era felice in quel momento. Sentiva l'impulso di abbracciarla ancora, ma non lo fece. Non era il caso di esagerare. Era strano, però. Si sentiva tanto felice, ma contemporaneamente non poteva che pensare a quanto era meschino. Le aveva visto... dentro. Era una cosa che non era in grado di controllare, in quelle situazioni la sua mente semplicemente assorbiva ogni ricordo e ogni pensiero di chi stava con lui. Ora sapeva ogni cosa di lei, e ciò... era sbagliato. Non aveva il diritto di farlo. Ma il punto non era solo quello. Il punto era cosa aveva visto. Medison era abbastanza bravo a capire le persone osservandole da fuori, ma non era capace ad andare più in fondo se non utilizzando i suoi poteri, quindi non poteva immaginare... sapeva che nessuna donna sceglierebbe di prostituirsi così, per noia. Certe cazzate sono idee che si fanno gli uomini ipocriti che vogliono giustificare le loro azioni. Ma, anche se aveva avuto a che fare con molte altre ragazze prima di lei, i suoi ricordi erano comunque molto tristi. E sapere che in un certo senso si era approfittato del dolore di quella ragazza per soddisfare i suoi bisogni lo faceva sentire una merda. Forse era da quello che veniva la sua voglia di stringerla a se... il suo solito, stupido istinto da 'principe con l'armatura scintillante'.
Non era del tutto certo su cosa fare adesso. Il dopo era sempre un problema. Non sapeva mai cosa dire già in situazioni normali, ma ora la situazione era anche più complicata, dato che a quanto pareva per Cecilia quello non era stato esattamente un lavoro come un altro. E non lo era stato nemmeno per Medison in effetti, ma al contrario della ragazza lui non poteva permettersi di legarsi a qualcuno. Se anche solo fosse sorto il dubbio che tra i due ci fosse qualcosa di più di meri “rapporti di lavoro”, Cecilia sarebbe stata in pericolo. E quella era l'ultima cosa che lui voleva... *E rieccoci col principe.* si disse, pensando ai suoi ultimi pensieri.
E intanto era ancora lì. *Ah, basta con le mascherate.* si disse Medison. Le prese la mano con cui era ormai qualche minuto che stava giocherellando con una ciocca di capelli. Non era sicuro di dove stesse per andare a parare. Abbassò un attimo lo sguardo. Nonostante sotto le coperte era tanto buio che per un normale umano non si vedesse nulla, per lui non c'era differenza. Tornò a guardarla. Aprì la bocca e lasciò scorrere fuori le parole, sperando di non rovinare il momento.
La cosa peggiore in queste situazioni è che so già che qualunque cosa dirò, rovinerò il momento. Non so nemmeno se dovrei ringraziarti o chiederti scusa. Non mi sentivo bene così da... da quanto? Cinque anni? No, non credo. È passato molto più tempo... Ma so anche che quello che ho fatto non è giusto. Mi sono approfittato dei tuoi problemi per risolvere i miei. Non... non so.” disse. Tutti i dubbi che gli si erano brevemente balenati un'ora prima tornarono ad affollargli il cervello, rafforzati da quanto sapeva in più adesso su quella ragazza. Si voltò verso il soffitto. “Forse sono solo io che mi ammazzo di seghe mentali. Scusa.” concluse, sempre osservando il soffitto.
SPOILER (click to view)
Scusa ancora per l'attesa... spero che almeno il post sia di tuo gradimento ^^
 
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view post Posted on 18/1/2010, 17:04
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Era una bella sensazione essere tra due ali di quelle dimensioni. Erano leggere e delicate. Le piume erano morbide e le accarezzavano la pelle. Inizialmente temeva di procurargli dolore quando si era stesa su una delle sue ali ma lui non aveva protestato o avuto altre reazioni quindi probabilmente non gli dava alcun fastidio. Forse era abituato a tenere le donne tra di esse... Era indubbio che quel Medison avesse dalla sua l'esperienza. Una come lei ne aveva visti tanti e ormai sapeva riconoscere gli uomini da quel punto di vista. C'erano gli esperti, gli inesperti, i finti esperti e i finti inesperti. Semplicemente. Le altre categorie che si potevano trovare erano inutili sottocategorie. Comunque il preside di Trabia rientrava sicuramente negli esperti. Sapeva come muoversi e come agire, con quanta foga portare l'atto a compimento osservando le reazioni della partner, quasi mettesse i desideri e i bisogni della donna al di sopra dei propri. Insomma, Medison era stato uno dei migliori partner sessuali che avesse mai incontrato. Forse era alla pari con Dan...
I suoi pensieri furono interrotti dal gesto del ragazzo che le prese la mano. Puntò gli occhi dove era chiaro ci fosse il suo viso. Anche se la stanza era perfettamente buia, ormai i suoi occhi si erano abituati all'oscurità e ora riusciva a distinguere un po' le sagome. Sembrava che lui volesse dire qualcosa, così Cecilia attese di udire le sue parole.
Non intese nel modo corretto quel "tuoi problemi". Pensava si riferisse a qualcosa in generale, non che le avesse letto dentro ancora più di prima. Non era facile ragionare sul fatto che quell'uomo avesse capacità tanto sviluppate proprio perché era abbastanza unico come dono.
Era evidente comunque che qualcosa lo disturbava e in quel sesso appena compiuto aveva trovato un po' di pace. Era quello il suo lavoro, no? Dare piacere agli uomini e il "piacere" poteva essere interpretato anche come "serenità".
Con un movimento fluido si portò sopra di lui. Non era niente di erotico, si stese semplicemente sulla sua pancia, posando il viso sul suo petto. La mano non lasciò comunque quella di lui, anzi la strinse maggiormente.
« Questo è il mio lavoro, non fatevi problemi » gli disse per tranquillizzarlo, con voce gentile, completamente diversa da quella usata fino a quel momento.
« Ora vi prego solo di permettermi di stare così ancora un po'. Poi potrete tornare ad essere il Preside di Trabia ma ancora qualche minuto... rimanete qui con me... vi prego... » chiese con voce tremante. Ormai lo aveva capito che Medison le aveva in qualche modo ricordato Dan e un forte senso di nostalgia la pervase, oltre che di colpa. Stava sfruttando quel ragazzo per qualche minuto di illusione. L'illusione che Dan fosse ancora lì per lei. Era una cosa meschina ma probabilmente Medison non se ne sarebbe curato. In fondo perché avrebbe dovuto importargli di quello che sentiva una prostituta?
 
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Legion from Darkness
view post Posted on 21/1/2010, 02:56




Medison sorrise. Ovvio, doveva finire così. Non che non se lo aspettasse, dopotutto le aveva letto nella mente, sapeva cose di cui nemmeno lei si rendeva conto. Ma per qualche secondo aveva sperato che, almeno per una volta, qualcuna si fosse legata a lui per ciò che realmente era.
Non era la prima volta. Senza contare tutte le bambine-prostitute dei bassifondi che lo consideravano una figura paterna, che dopotutto era ciò per cui stava in loro compagnia, e anche volendo tralasciare l'immensa quantità di ragazze che puntava a lui e talvota erano riuscite ad agganciarlo per la sua condizione sociale, tutte le sue relazioni sentimentali nel mondo da cui proveniva erano andate per quella strada. Azuna che lo amava per la sua somiglianza fisica al suo primo amore, Devila che aveva a malapena bisogno di qualcosa per tappare i buchi, e giù in fondo fino a Hikari, con la sua relazione incestusa col fratello e che lo aveva sposato credendo morto il suo vero amore e rivedendolo in Medison. L'unica che era andata veramente oltre tutto ciò che era la sua apparenza e lo aveva amato solo per ciò che era e null'altro era stata Sonia. Ma lei, ormai, era morta da quattrocento anni. Per mano sua con tutta probabilità.
Spesso si era chiesto se tutto ciò lo avrebbe dovuto indisporre in qualche modo, ma dopo lunghi ragionamenti aveva capito che, dopotutto, non era esattamente il suo benessere ciò che lo faceva sentire bene, ma quello delle persone a cui voleva bene.
Strinse intorno a Cecilia le sue ali, come ad abbracciarla con esse, mentre con la mano sinistra, quella libera, cominciò ad accarezzarle i lunghi capelli rossi. Non disse nulla, sentiva che non ce n'era bisogno. Sarebbe rimasto lì finchè non si fosse addormentata, quindi se ne sarebbe andato. Dopotutto, sparire nel nulla a quella maniera, senza nemmeno svegliare le donne, era un qualcosa in cui era diventato molto bravo con la pratica. Non gli piaceva interrompere il sonno di quelle che conisderava i veri angeli in terra.


SPOILER (click to view)
mentre scrivevo il post mi è venuta in mente questa canzone, quindi ho deciso di mettercela. mi pare che non ci stia del tutto male, no?
EDIT: aggiuna una parola che mi ero perso per strada. Non cambia il senso, ma almeno ora c'è una frase di senso compiuto l in mezzo.


Edited by Legion from Darkness - 25/1/2010, 03:14
 
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view post Posted on 21/1/2010, 11:59
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Bello il testo, bella la musica ma la voce la trovo inquietante e poco da "ninna nanna". XD
Comunque mi dispiace per Medison ma non può aspettarsi che una persona si affezioni seriamente a lui dopo che lo conosce da due ore e di professione fa la prostituta. XD Insomma, ci vuole qualche altro incontro tra i due di semplice dialogo, secondo me. uù Quindi sarai costretto a ruolare con la sottoscritta moooooooooolto a lungo. Contento? Muahahahhahahah!


Era una bella sensazione, semplicemente. Stare tra le braccia di un uomo che non si trovi disgustoso è quasi sempre bello. Medison poi aveva quel qualcosa che rendeva ogni suo gesto delicato e romantico. Possibile che un uomo così non avesse moglie o, quanto meno, fidanzata?
Cecilia si assopiva pian piano avvolta da quelle carezze e dalle candide ali che le solleticavano piacevolmente la schiena. Quando avrebbe voluto trovarlo lì per lei al suo risveglio... eppure immaginava che se ne sarebbe andato. Non erano amanti perciò non c'era motivo per lui di rimanere. Era solo un cliente.
A quel pensiero, la mente della ragazza si riaccese. Non era giusto quello che stava facendo. Non era giusto nei confronti di Medison né nei suoi. Medison non era Dan. Era inutile farsi cullare da quella illusione. Una volta sveglia sarebbe stata peggio.
Alzò il capo e osservò il viso del preside. L'espressione di Cecilia era tornata maliziosa. Nulla avrebbe dimostrato a Medison i suoi veri pensieri (escludendo il fatto che potesse leggerli).
« Potrei avere un po' di luce? » chiese con voce maliziosa, mentre con le mani gli toccava il petto per alzarsi a sedere, rimanendo comunque sopra di lui. I suoi palmi carezzarono quasi con nonchalance i capezzoli del ragazzo. Ora non c'era più niente di romantico in lei.
I capelli lunghi le ricadevano sulle spalle un po' sudate. La sensazione non era delle migliori. Con la mano destra entrò in un piccolo Loch che si era venuto improvvisamente a formare vicino alla sua spalla e, quanto la tirò fuori, stringeva tra le dita un elastico dorato. Con un gesto fluido si raccolse i lunghi capelli in una coda alta, incurante del fatto che lui potesse aver visto le sue capacità.
« Ho bisogno di una doccia... volete venire con me?» gli domandò riappoggiandosi al suo petto e avvicinando il viso al suo. Sicuramente avrebbe avvertito il respiro di lei sulla pelle del volto.
La doccia voleva farla sul serio ma era quasi sicura che lui avrebbe rifiutato (e in fondo le sarebeb dispiaciuto). Probabilmente avrebbe declinato l'offerta per tornare al suo lavoro.
 
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Legion from Darkness
view post Posted on 25/1/2010, 03:13




SPOILER (click to view)
Per la canzone: si, lo so che Samuel ha una voce del cazzo. Pensavo all'inizio di mettere la versione acustica, ma lì piglia certe stecche che facevano rabbrivdire. E, casomai non lo sapessi, la canzone è "Dormi", dei Subsonica, ultima traccia dell'album Terrestre.
In quanto a Medison... beh, vuoi che non lo so io che non bastava? Ma Medison, e questo pare sfugga a tutti, è sostanzialmente un idiota sognatore, quindi ovviamente crede (o meglio, spera) nei cari, vecchi, ovviamente inesistenti colpi di fulmine. Quindi le altre ruolate erano già in conto.

Medison avrebbe potuto dire che non se l'aspettava, ma sarebbe stata una bugia. Una parte del suo cervello gli stava dicendo già da qualche minuto che, qualunque cosa si fosse anche solo lontanamente venuta a crerare tra lui e la prostituta non sarebbe durato più del tempo di una scopata. Ma il Preside aveva deciso semplicemente non far caso a quel presentimento, e quindi quando sentì la voce della ragazza parlargli con un tono del tutto diverso da quello di pochi minuti prima, fu per lui come sentire la svegla mentre si sta facendo di un bel sogno. *Pare che il mondo reale ci reclami a gran voce...* si disse. Nonostante fossero passato conque anni, non riusciva a smettere di riferirsi a se stesso al plurale. Alla richiesta della ragazza accese le luci con un la sua Mano Assoluta, che fece sparire nuovamente prima che l'ambiente fosse del tutto illuminato. Mentre la luce lentamente si accendeva, Medison le vide chiaramente aprire una specie di piccolo buco nero e estrarne qualcosa. *I Loch, giusto.* si annotò mentalmente.
Alla proposta di Cecilia di accompagnarla sotto la doccia, il Preside era abbastanza tentato di accettare. Dopotutto, erano almeno trent'anni che non lo faceva in una doccia. Se la memoria non lo ingannava, l'ultima volta era stata con Devila. Era abbastanza ovvio, dopotutto, e soprattutto ricordandosi lei che era l'unica ragazza che conosceva ad essersi incastrata la mano... beh, in un posto dove una mano intera nemmeno dovrebbe potreci entrare. Portarla all'ospedale era stata la parte peggiore. Per lui. Per lei probabilemente il peggio era arrivato dopo. *Ma io conosco almeno una donna normale?* si chiese ancora una volta. Si era fatto quella domanda innumerevoli volte, e le risposte erano sempre motlo simili, tendenzialmente parafrasabili in un no. E la situazione negli ultimi anni non era migliorata di molto.
Riportò di forza la mente alla situazione attuale. Era sul punto di dire a Cecilia che l'avrebbe volentieri seguita se si fosse alzata, quando notò che il mondo intorno a lui stava assumendo una sfumatura sempre più tendente al rosso. O almeno, ciò gli diceva il suo occhio naturale, quello artificiale rilevava tutto normalmente. Ma era comunque segno sarebbe stato meglio meglio che lui se ne andasse. Le medicine le aveva lasciate in ufficio, e rimanere lì adesso sarebbe stato piuttosto pericoloso. "Accetterei volentieri, ma il lavoro mi reclama. Anche di notte, mio malgrado, sono Preside." le disse, quidni attese che si alzasse per potersi andare a rivestire. E a recuperare il portafogli nella giacca, dopotutto doveva ancora pagare.
 
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view post Posted on 28/1/2010, 18:01
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Come volevasi dimostrare. Il lavoro degli altri era il nemico del lavoro di Cecilia. Sospirò, sconfitta. Con movimenti fluidi si alzò e, ancora completamente nuda, si diresse verso il bagno. I capelli le ondeggiarono sulla schiena, facendole un lieve solletico.
Una volta entrata in bagno si sedette con la schiena appoggiata alla parete che lui non avrebbe potuto, in teoria, vedere. Si strinse le ginocchia al petto e chiuse gli occhi. Il pensiero di Dan era tornato prepotente nella sua testa. Lo aveva richiamato facendo sesso con Medison e ora non voleva più andarsene. Il cuore le si stava lacerando, o almeno questo era quello che avvertiva. Erano passati degli anni ma sembrava che nulla in lei cambiasse.
" Dan, vattene via... " si ritrovò a pensare, a pregare.
Era assurdo non riuscire ad andare avanti. Tante persone erano costrette a sopportare la perdita di una persona cara e molte di loro ce la faceva abbastanza bene.
Sospirò ancora una volta, alzandosi in piedi. Ormai lui si era sicuramente vestito, pronto a tornare in presidenza. Cos'era quel senso di abbandono che le stringeva lo stomaco?
« Avete ragione, perdonatemi se vi ho sottratto al vostro dovere » rispose con voce maliziosa e scherzosa, mentre apriva l'acqua della doccia e la faceva scorrere aspettando che arrivasse alla temperatura giusta.
« Vorrà dire che verrò a trovarvi un altro giorno, quando sarete un po' più libero » continuò.
Infatti non aveva alcuna intenzione di lasciare che quella fosse la loro unica volta. Le era indubbiamente piaciuto quel sesso e voleva rifarlo al più presto. Chiaramente prima avrebbe dovuto lavorare con altri clienti, sperando che fossero almeno la metà bravi come Medison. Cecilia, però, sapeva che gli uomini che non scopano spesso (come appunto i soldati) tendono a venire troppo velocemente e a dimenticare quasi come si fa. A volte era meglio darsi piacere da sola che andare con gli impediti. Gli impediti, però, ti pagano se li sopporti.
Andò sotto il getto d'acqua, assaporando ogni goccia che scivolava sul suo corpo. I capelli bagnati le andarono tutti all'indietro, scoprendole completamente il viso. Chiuse gli occhi godendo della bella sensazione.
 
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Legion from Darkness
view post Posted on 31/1/2010, 02:41




Quando la ragazza entrò in bagno, Medison si alzò. I suoi vestiti erano sparsi sul pavimento ai piedi del letto. Ringraziò il cielo cheaveva spento le luci rpima di spoglairsi del tutto, quel giorno aveva messo quelle orrende mutande a picche. No, non a cuori, proprio a picche, il simbolo delle carte. Idea di Luke, gliele aveva regalate l'anno prima che decidesse di andarsene. "Ti sei sempre lamentato che se non andassi a puttane prenderesti sempre picche... beh, e che picche siano allora!", era quanto gli aveva detto. Quel ragazzo era un idiota, ma decisamente un idiota con senso dell'umorismo. Anche se non aveva diritto di parlare della vita sessuale altrui, contando che aveva una relazione stabile, da quando aveva dinuovo un corpo proprio, con sua sorella. Medison si augurò che Cecilia non le avesse notate.
Mano a mano si rimise addosso tutto. Mentre si allacciava le cinture addosso, per stringere le ali abbastanza da nasconderle, udì la voce della ragazza che gli rispondeva mentre apriva l'acqua. Era stupito di quanto in fretta fosse stata in grado di riprendere il controllo sui propri sentimenti, pensando ancora a quanto era successo poco prima. Chiaramente non aveva idea che non era per nulla come sembrava. La vista diventava gli sempre più tendente al rosso, doveva sbrigarsi. Raccolse la giacca da terra e prese da una delle innumerevoli tasche interne 100 guil. Ci pensò bene. Ne tirò fuori altri 100, se li era meritati tutti. Sperava solo che non la prendesse come un'offesa, lo faceva solo perchè riteneva seriamente che per tutto quello che aveva fatto meritasse ben più di quanto gli aveva chiesto.
"Beh, la aspetto quando preferisce, anche solo per fare quattro chiacchiere." le disse mentre si chiudeva la giacca. Il suo era un invito serio, in effetti. Non gli sarebbe per niente spiaciuto parlare con lei senza secondi fini. Avrebbe provveduto quanto prima ad aggiungere la sua IDcard alla lista di quelle che potevano raggiungere la presidenza. Glielo avrebbe detto il giorno successivo, sempre se l'avesse trovata libera. Guardò per l'ultima volta la porta del bagno e pensò alla ragazza che ora era sotto la doccia. Per un attimo vide chiaramente il suo corpo nudo sotto il getto d'acqua. Chissà se era solo la sua immaginazione o il suo Occhio stava andando fuori controllo? Scosse la testa, e si diresse verso la porta, doveva andare. "Buonanotte, Cecilia." disse, quindi uscì. Ormai l'occhio gli sanguinava, sarebbe corso a prendere le medicine in presidenza.
 
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view post Posted on 31/1/2010, 12:13
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Nonostante fosse sotto la doccia, lo sentì muoversi, nonostante non capisse cosa stesse facendo. Le aveva proposto di andare da lui anche per chiacchierare. Come si fa a pensare ad una prostituta come a una buona interlocutrice? Rimase sorpresa. Piacevolmente sorpresa. Sempre se non si trattasse di una semplice frase di circostanza. Non ebbe il tempo di pensarci oltre che lui le augurò la buona notte e subito dopo sentì la porta della camera chiudersi. Doveva avere parecchia fretta...
« Buonanotte... Medison... » rispose, sapendo che non l'avrebbe sentita.
Conclusa la doccia, si coprì con un asciugamano il corpo, levando tutte le goccioline d'acqua. Con lo stesso asciugamano, poi, si coprì i capelli e, nuda, si avviò in camera. Voleva mettersi la camicia da notte e poi asciugare la lunga chioma. Non aspettava di trovarci non 100 ma ben 200 guil, lasciati dal ragazzo. Era stupita non solo perché si era completamente dimenticata che, in fondo, aveva solo lavorato, ma anche perché lui gliene aveva lasciati di più senza dirle nulla.
È impressionante il senso di vuoto e solitudine che poteva prendere una persona nei momenti più strani. Perché mai doveva sentirsi sola? Lei poteva avere la compagnia di chiunque. Ma l'affetto di nessuno. Era questo che si era imposta e non avrebbe mai sgarrato. Forse.




Senza girarci troppo attorno, do anche qui 55 punti punti a Medison. È sempre rimasto fedele alle sue caratteristiche e al suo carattere. La ruolata era scorrevole e piacevole da leggere.

Edited by Poeta, - 10/3/2010, 01:36
 
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view post Posted on 10/3/2010, 01:28
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Un anno. Non pensava sarebbe sopravvissuta tanto a lungo. Una parte di lei credeva che avrebbe ceduto prima, che si sarebbe lasciata andare. Invece eccola lì, a celebrare quel funesto anniversario rimanendo relegata nella propria camera. Era ciò che aveva deciso per quella data. Non sarebbe andata con alcun cliente per quelle 24 ore e non avrebbe messo piede fuori da quelle quattro mura.
Cecilia era distesa sul letto, a pancia in su. Le pesanti coperte la coprivano dalla vita in giù. Indossava una semplice canottierina bianca di cotone con spalline fine e un paio di slip bianchi e semplici. I capelli erano sparsi sul cuscino come se fossero raggi di sole. Lo sguardo vacuo sembrava fissare il soffitto, nonostante il realtà fosse come incantata. La sua mente era altrove, impegnata in pensieri dolorosi che avrebbe preferito dimenticare per sempre ma che invece si sarebbe probabilmente portata dietro per tutta la vita.
Sulla scrivania giaceva un foglio di carta piegato in tre pezzi. Era stato aperto e chiuso più e più volte, risultava ormai sgualcito. Nel cestino giacevano numerosi suoi fratelli, stracciati e appallottolati. Erano le brutte copie della lettera che Cecilia aveva deciso di scrivere al preside per spiegargli ciò che era accaduto in giardino. Quella lettera aveva avuto più di una modifica, tanto che leggendo la prima e l'ultima in ordine cronologico si sarebbe potuto pensare di stare leggendo due cose diverse. La bella copia, comunque, spiccava col suo candore giallognolo sul legno scuro del tavolo. Era scritta con una calligrafia curata, tondeggiante e piena di ghirigori.
SPOILER (click to view)
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Non sapeva quale fosse il modo corretto per rivolgersi a qualcuno con che ricopriva il ruolo di preside. Aveva però lavorato tanto a quella lettera che quando l'aveva finita non aveva avuto il coraggio di consegnargliela. Non era sicura che fosse la cosa più giusta. E così il foglio era rimasto lì su quella scrivania, aspettando che Cecilia prendesse una decisione.
 
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Legion from Darkness
view post Posted on 12/3/2010, 04:12




Hime bussò alla porta della presidenza. Sapeva bene che il Preside era già lì, ma stranamente non gli aveva aperto prima. Di solito quando arrivava alla porta trovava sempre Medison ad aspettarlo, mentre adesso... bussò ancora, e chiamò il Preside ad alta voce. Ancora niente. Stava cominciando a preoccuparsi. Aprì la porta con la sua IDcard e entrò nella stanza, solo per trovare, al contrario di quanto ormai si aspettasse, il preside seduto dietro la scrivania, con la sedia girata verso la finestra.
"P... Preside Counters?" chiese confuso il capo delle guardie.
"... Ah, Hime. Non ti avevo sentito entrare." rispose lui senza voltarsi dopo qualche secondo. Il tono della sua voce era ancora più piatto del solito.
"C'è qualcosa che non va?" chiese nuovamente. Non lo aveva mai visto fare così.
"... No, non c'è niente."
*Certo, come se ci credessi* si disse Hime, quindi lo raggiunse alla sua scrivania. Il Preside stava guardando fuori dalla finestra. Aveva smesso di nevicare dopo due lunghe giornate di tempesta, ma Mandagor dubitava seriamente che fosse quello il motivo del comportamento del suo superiore.
Medison si alzò dalla sedia, si scrocchiò il collo e infine si voltò verso il capo delle guardie. "Immagino tu non sia venuto qui solo per una visita di cortesia, vero?" gli chiese. Il tono di voce era tornato il solito.
Anche se ancora un po' spiazzato da quel che era successo, Hime annuì. "Sì, si tratta solo di qualche cazzata comunque, carte da firmare per i nuovi equipaggiamenti e balle varie."
"Hum. Capisco. Dammi pure i documenti da firmare." gli rispose, girando la poltrona nel verso giusto e sedendovi.
Il preside lesse rapidamente i fogli stampati e firmò il tutto, quindi alzò lo sguardo verso il suo interlocutore. "Bene? C'è altro?"
Scosse la testa. "No, nulla di importante." disse. "Beh, certo, a meno che tu non conti come importante che miss Liebe pare oggi non stia bene, dato che nessuno l'ha vista in giro da stamattina." aggiunse. Tanto valeva buttarla lì, magari ancora non lo sapeva.
"Hai ragione. Nulla di interessante." rispose Medison. "Direi che allora puoi andare."
Hime uscì dalla stanza. Sapeva alla perfezione che il preside, nonostante avesse fatto finta di niente, entro nemmeno una decina di minuti si sarebbe fiondato nella stanza 69. Ma andava bene così, dopotutto. C'era chi aveva fortuna, e chi no. Tirò fuori dalla giacca un pacchetto di sigarette, rosso e recante scritte incomprensibili. Gli unici caratteri chiaramente leggibili erano una grossa M dorata e sotto di essa la scritta 'mars'. Entrando nell'ascensore se ne accese una. Se non altro, per qualcuno quella non sarebbe stata una giornata di merda. Con un po' di fortuna, almeno.

Nemmeno dieci minuti dopo, il Medison era nei corridoi dei dormitori. Aveva la netta sensazione che il motivo della 'scomparsa' di Cecilia fosse legato a qualcosa di importante, ma i ricordi che aveva assorbito dalla rossa stavano diventando sempre meno chiari... succedeva, col tempo, quando assorbiva ricordi a quella maniera. Non sparivano mai del tutto, ma diventavano difficili da focalizzare. E poi, era preoccupato per lei. Per cosa, non gli era chiaro. Forse non c'era un vero motivo, forse voleva solo un'occasione per rivederla dopo... dopo. Erano successe molte cose nel frattempo. Si fece largo tra studenti, cadetti e soldati che riempivano come sempre quei corridoi, e infine raggiunse la stanza della ragazza. Solo a quel punto si accorse di cosa stava effettivamente per fare. Contando come si erano lasciati, non era del tutto certo che la sua proprietaria lo avrebbe fatto entrare. E poi, probabilmente anche i soldati erano passati di lì e avevano bussato, e se non aveva aperto a loro non vedeva perché si sarebbe dovuta preoccupare di aprire la porta in quel momento, senza sapere chi fosse. E anche sapendo chi fosse, se è per quello. Magari era solo stanca e voleva riposarsi un giorno. Sentiva nel profondo che stava facendo una cosa stupida, aveva la nettissima sensazione, seppur non sostenuta da alcun fatto, che quello fosse anche il momento peggiore possibile. Decise di andarsene. Si girò e fece per allontanarsi.
Poi ricordò. Non cosa era quel giorno, le memorie che gli sovvennero erano di più lunga data. Quante aveva lasciato che si allontanassero da lui, senza agire per paura di sbagliare? Troppe. Si girò nuovamente, e osservò attraverso la porta col suo occhio assoluto. Cecilia era sdraiata sul letto. Stupido o meno, sbagliato o meno, avrebbe almeno tentato. Decise di bussare alla porta. Se non l'avesse vista alzarsi per andargli ad aprire, o se avesse aspettato a lungo per farlo, avrebbe anche aggiunto "Posso entrare, signorina Cecilia? Sono il Preside." Poteva solo sperare che gli aprisse.
 
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