| Shiro- kun sfuggì al suo mortal attacco, movendosi dalla forse unica via libera lasciata, il lato destro equivalente al sinistro del preside. Egli si era riscaldato, per solo modo di dire, in queste piccole battute di combattimento, ed ora il nemico mise tra sé un paio di metri che gli suggerirono tacitamente di aspettare lì dov’era.
Ma un piccolo particolare colsero i suoi occhi rubini. Lieve taglio si aprì nel braccio nemico, squarciando temporaneamente la veste, e quell’attimo fu quasi eterno per il Sanguemisto, che ne assaporò a pieno la golosa visione. Prendeva coscienza del suo potere, come di quello di chiunque altro si cimentava in un combattimento… il potere di spezzare il filo della vita di senzienti creature, privare loro di altri attimi di vita, altre esperienze ed avventure, gioie e tristezze… per il solo gusto di mettere a repentaglio la propria esistenza ma sentirsi apprezzati, estasiati. Un luccichio rosso si palesò negli occhi, cui medesimo colore ne nascondeva la comparsa rendendoli semplicemente pazzi e folli come solevano fare.
Piccolo attimi di gioia fugace, che si fermavano e rallentavano per assaporarne la sapidità, ed ora la mente di Demitri tornava ad essere concentrata, fredda e calcolatrice ma al col tempo mossa dall’istinto. Shiro- kun, infatti, con abile mossa acquisì sempre più velocità, inizialmente era visibile ma il suo corpo divenì in men che non si dica solo una scia azzurrognola che sparì alla sua vista. Di fronte a Demitri vi era solo il muretto di ghiaccio, alzato praticamente a vuoto, sopra il quale passò la lama, in maniera sibilante. Il non vedere il proprio avversario lo lasciava praticamente scoperto, e la propria schiena e spalle erano volte allo spiazzo libero, costellato solo dai cristalli raggruppati usati dal preside.
Appoggiò la mano sinistra, mossa dall’istinto, al muretto di ghiaccio, e ne apprezzò il freddo svegliante, che pizzicava i sensi. Esso trapassò come una lama persino il bianco guanto che permeava la mano di Demitri, il quale non si fermò ulteriormente per apprezzarne la bellezza sotto ogni punto di vista. Ruotò sul piede sinistro in maniera oraria, mentre i sensi ed il rizzarsi del pelo sotto alle vesti lo avvertivano di un agguato.
Portava così il corpo di fronte al muretto di ghiaccio, coprendo schiena e spalle al contatto con la fredda superficie, e la mano destra, acquisendo la forza di rotazione appena eseguita, si alzava per tenere Theysa in verticale con il piatto volto verso il nemico e verso di sé, coprendo dal torace fino a poco sotto dell’addome. Sostenne il cozzare delle lame con la mano sinistra, il cui compito di bilancio era finito ora che vi era la sola schiena al contatto con il muretto, che gli assicurava il non squilibrarsi e cadere, ma la velocità acquisita da Shiro- kun moltiplicò la forza del colpo facendo pressione a Demitri, il cui corpo cominciava a crepare la parete dietro di sé, segno che la forza fisica avversaria gli era in quel momento superiore.
Per ovviare ciò, dato che la velocità usata sarebbe stata persa in seguito al contatto di lama ed all’opposizione di un corpo fisico di forza contrapposta, egli pose il piede destro, libero e non legato alla terra in seguito alla rotazione appena compiuta, sulla parete dietro di sé, poggiando quasi totalmente la pianta. Abbassò leggermente capo e spalle, per coprire il volto dalla lama di Theysa stessa, e quindi, dopop aver piegato leggermente il ginocchio medesimo, si diede una spinta sfruttando la parete di ghiaccio, che oramai doveva aver perso tutte le proprie proprietà resistenziali. Avrebbe così tentato di spingersi in avanti, e, sfruttando il contatto delle due lame, avrebbe provato a muovere Theysa verso la propria attuale sinistra, corrispondente alla destra nemica reggente la spada, tentando così di fissare al suolo la spada nemica che ne aveva intaccato il lato sinistro della povera arma il cui unico crimine erano solo le innumerevoli anime private di corpo, il cui filo della vita era stato spezzato. Se ciò sarebbe riuscito, avrebbe portato la lama nemica e la sua volta verso il suolo, creando uno spazio vuoto colmabile dalla sua immediata offensiva. Avrebbe teso in avanti il capo ed il busto nel tentativo di azzannare il nemico all’altezza del collo, dal lato sinistro, su cui insisteva ad attaccare. Il motivo del perché continuava ad attaccare lì era molto evidente… esso era il punto non coperto da lama e per tanto il più ovvio da attaccare.
A favorire ciò, vi sarebbe stato solo il contatto delle due lame, che avrebbe almeno limitato movimenti in indietro o laterali del corpo nemico…
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